Attraverso un gioco di luce e contrasti, i corpi si trasformano in paesaggi, eliminando imperfezioni e soggettività tipiche dell’essere umano.
Questi “paesaggi umani” sono caratterizzati dall’austerità e freddezza del “territorio naturale” tipico dell’epoca post-industriale.
Il progetto Oppressione nasce dal voler dare un piano di lettura soggettivo a grattacieli e palazzi che hanno una natura fredda sia per lo stile che per i materiali da cui sono costituiti, prevalentemente vetro e metallo, e che possono essere letti come risultato estetico di una società disumanizzante.
Il bianco e nero, coerentemente alla visione, rende contrasti e linee più netti e amplifica il carattere industriale.